Il bicameralismo imperfetto Il presidente del Consiglio ha giudicato come una “tempesta in un bicchier d’acqua” il voto della Camera sulla responsabilità civile dei magistrati. Impegnato in una delicata missione in estremo oriente, a Matteo Renzi è sfuggito di voler correggere una decisione della Camera con un secondo passaggio al Senato, ovvero proprio in un’aula che dovrebbe essere depauperata delle sue competenze. Anche se non è chiarissimo quali sarebbero le funzioni da attribuire alla seconda Camera è chiaro che se questa non sarà propriamente abolita, il meccanismo di selezione dei suoi appartenenti non avrà più nulla a che vedere con quello con cui vengono eletti i membri della prima. Per cui, mai accadesse una vicenda simile nel prossimo Parlamento, il voto della Camera, quale che fosse, non sarebbe più emendabile. Oggi invece, il premier che vuole spogliare il Senato delle sue competenze, gli si appella in estremis per non affogare nel bicchier d’acqua servitogli a Montecitorio. Forse una qualche riflessione sull’equilibrio dei poteri dello Stato repubblicano, prima di decidere di poter fare a meno del bicameralismo, sarebbe stata opportuna. Nel migliore dei casi la riforma promessa, semplificando le procedure del percorso legislativo, originerà corti circuiti quale quello a cui abbiamo assistito ieri. In quel caso, saranno le minoranze e le opposizioni a trionfare sulla maggioranza, e senza la compensazione della Seconda Camera, si andrà dritti alla crisi di governo, che oggi si può ancora, si spera, evitare. La Prima Repubblica si sarà rivelata tremenda, la Seconda peggio, la Terza prima ancora di nascere fa già tremare i polsi nelle vene. Nel merito del provvedimento abbiamo poco da dire. Si teme di infrangere l’indipendenza dei magistrati, benissimo, ma scusate: e l’indipendenza del Parlamento? Nessuno sembra più preoccuparsene, eppure la Costituzione nella sua stesura originale, aveva una formula di salvaguardia importante, contenuta nell’articolo ’68. Per quale motivo, se si restringono le garanzie di indipendenza del Parlamento, non si possono restringere poi con più di vent’anni di ritardo, anche le norme sull’ indipendenza della magistratura? Anche qui occorre bilanciare poteri che si vogliono separati, ma guardate che a Montesquieu, l’ex marchese di Mirabeau ricordava che in democrazia i poteri hanno come fonte sempre e solo il popolo. In ogni caso, per quale ragione la responsabilità civile lederebbe l’indipendenza dei magistrati? I magistrati stiano più attenti nella formulazione delle loro accuse, più circospetti e più prudenti e se ne avvantaggeranno le inchieste ed i risultati delle stesse. Il fatto stesso che la corruzione nonostante tutto è aumentata, e si che i partiti della prima Repubblica, i grandi corruttori, sono stati messi da parte con disdegno, richiede da parte dei giudici una responsabilità maggiore nella lotta che conducono, altrimenti i ladri, i corrotti, gli imbroglioni, gli usurai, continueranno a fare festa, esattamente, come è avvenuto, appena conclusa Mani pulite. Roma, 12 giugno 2014 |